L'innamoramento per la fotografia avvenne per caso con una reflex che uno zio ritrovò nel suo taxi, lasciata da un cliente. Me la rigirai tra le mani per giorni per capire a cosa servisse ogni singola manopola o levetta.
Da lì, attraverso riviste e libri, entrai in contatto con i concetti teorici e, come giovane diplomato in attesa di trovare un impiego, iniziai a vagare per Roma per i primi timidi e deludenti tentativi di street photography. Da quel momento il rapporto tra me e la fotografia è stato come quello di una coppia che si prende e si lascia continuamente, ma che con l'avanzare dell'età si stabilizza.
Beninteso, io e la fotografia non siamo nella fase della routine, dell'abitudine, tutt'altro. Partito con idee bellicose sulla street photography, ora mi ritrovo a coltivare la passione per la ripresa di concerti jazz e rock, ma il reportage è il genere che mi attira di più. Da quel vagabondare da giovane per la mia città alle sale dei concerti di oggi il desiderio è sempre di raccontare quello che gli occhi colgono, impossessandomi di attimi e di emozioni altrui e che inevitabilmente diventano anche le mie emozioni.
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Adriano Bellucci
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